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Anche Venezia ha la sua “MISERICORDIA” che si identifica con l’Arciconfraternita di S.Cristoforo e della Misericordia, ed è affiliata alla Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia sin dal 1899, anno della sua costituzione.
Le Confraternite di Misericordia italiane sono oggi circa 700, sparse in tutto il territorio della Repubblica; ad esse aderiscono circa 750 mila iscritti, dei quali circa un quarto impegnato permanentemente in opere di carità.
Sin dai tempi remoti Venezia contava numerosi cimiteri, di piccole dimensioni, sparsi per la città, accanto alle chiese, ed ancor oggi rimane in alcuni campi, calli e campielli, l’appellativo di “Campo dei morti”, “Calle del cimitero”, “Campiello dei morti”. Più tardi fu introdotto l’uso di seppellire i morti anche all’interno delle chiese e perfino nei chiostri dei vari conventi.
Le ossa che derivavano dalle esumazioni dei piccoli cimiteri cittadini erano poi depositati nell’ isola di S.Ariano, nella laguna nord, tra Burano e Torcello, facente parte un tempo della grande isola di Costanziaco; l’isola di S.Ariano prende anche il nome di Ossario. Qualcuno sostiene che l’area cinta da mura e destinata ad Ossario non fosse altro che parte della vicina isola di S.Maffio, impropriamente chiamata S.Arian. Dal 1997 l’Arciconfraternita ha riottenuto l’incarico dal Comune di Venezia di curare il decoro dell’isola.
L’usanza di seppellire i morti nei piccoli cimiteri rionali della città perdurò fino ai primordi del secolo decimo nono, fino a quando cioè Napoleone, con decreto N. 261 del 7 dicembre 1807, ordinò che per tutto il Regno Italico si provvedesse a costruire dei cimiteri, lontani dai centri abitati, soprattutto per ragioni di igiene pubblica.
A tale decreto dovette adattarsi pure Venezia, provvedendo alla scelta del luogo più adatto per la costruzione di un cimitero cittadino.
Dopo varie proposte fatte dalla Municipalità veneziana al Governo del Regno Italico, fu designata dapprima l’isola di S.Cristoforo della Pace, abbandonata nel 1806 dai monaci Agostiniani e ridotta a quartiere militare e, dopo sette anni, riscontrando che lo spazio di quest’isola era troppo ristretto per una popolazione di più di centomila abitanti, fu unita la vicina isola di S.Michele, abbandonata dai Monaci Camaldolesi. Successivamente tutto il cimitero comunale di Venezia prese il nome da questa seconda isola.
Allorché nel luglio 1813 si iniziò a dare sepoltura ai defunti nell’isola di S.Cristoforo, i veneziani subirono con molto dispiacere l’interdizione che toglieva loro l’opportunità giornaliera di soddisfare al pio affetto che nutrivano per i loro cari. Pochissimi si recavano in quell’isola a pregare sulle tombe; le sepolture non erano curate, quantunque fosse permesso di accedervi e di collocare una pietra con un’iscrizione che ricordasse quelli che ivi riposavano.
Fu proprio in quell’epoca che due cittadini veneziani, Giacomo Massaggia e Bernardo Pasini, decisero di rendere “riverita ed onorata la dimora degli estinti” (così come si legge negli scritti dell’epoca), cominciando a fare un primo sopralluogo il 2 marzo 1824, ultimo giorno di carnevale. Vi ritornarono con un gruppetto di devoti il 4 aprile dello stesso anno e così iniziarono e si infittirono le visite al cimitero. Si costituirono in pio sodalizio proprio per suffragare ed accompagnare i defunti al cimitero. Ottennero ufficialmente il pubblico riconoscimento dall’allora Presidente della Commissione Municipale deputata ai lavori del cimitero, N.H. Antonio Co.Giovannelli, con l’autorevole sanzione che reca la data del 21 maggio 1824. Da quel giorno si iniziò a computare gli anni di esistenza di questo pio sodalizio.
L’iniziativa di istituire un pio sodalizio per il suffragio dei defunti, nel giro di pochi anni ebbe l’effetto di incrementare non solo nel numero gli iscritti ma di ottenere l’approvazione plenaria dalle autorità ecclesiastiche e civili. Infatti, oltre al plauso della Curia Patriarcale di Venezia che la riconosceva in vera e formale “CONFRATERNITA PIA”, il giorno 20 gennaio 1838 essa riportava la sovrana approvazione di Sua Maestà Ferdinando I che, con risoluzione del 21 maggio 1839 volle essere iscritto nel ruolo dei componenti di questa “Pia Confraternita”. Con altro rescritto del 7 novembre 1840 Sua Maestà Ferdinando I decorava il pio sodalizio del titolo di “ARCICONFRATERNITA” che, sanzionato dall’Eminentissimo Card. Jacopo Monico, Patriarca di Venezia, la pareggiava alle Grandi Scuole e alle primarie istituzioni veneziane.
Ma mentre il sodalizio fioriva – dopo neanche un decennio essa annoverava un migliaio di iscritti – l’ideatore di quest’opera, Giacomo Massaggia, moriva in pochi giorni, colpito da un morbo atroce, affidando l’opera al cofondatore Bernardo Pasini che continuò il suo lavoro sino al 26 novembre 1873, giorno in cui , a tarda età, lasciava anche lui questo mondo.
Con l’esempio delle Misericordie dell’Italia centrale anche quella veneziana pensò di trovare il modo per togliere l’indecoroso trasporto dei defunti tramite persone prezzolate.
Il 29 luglio 1893 fu deliberato di istituire una Compagnia e, approvate tutte le norma dalle autorità civili ed ecclesiastiche, fu organizzata quest’opera che fu incorporata con l’Arciconfraternita, prendendo il nome di Arciconfraternita di S.Cristoforo e Compagnia della Misericordia e successivamente fu abbreviato in Arciconfraternita di S.Cristoforo e della Misericordia.
Nel 1898 fu provveduto all’acquisto di una barca, solo per il trasporto al cimitero degli iscritti defunti ed il servizio iniziò nel 1899. Nel nuovo secolo che iniziava, la vita dell’Arciconfraternita fu segnata dal primo conflitto mondiale.
A distanza di altri venti anni scoppiò il secondo conflitto mondiale. Nonostante le innumerevoli vicissitudini il sodalizio seppe affrontare con coraggio e tenacia questi infausti momenti e, alla fine, si ritrovò rinforzato e sempre più numeroso.
Il grande sviluppo raggiunto dall’Arciconfraternita in circa cento anni di vita persuase l’allora Patriarca Card. Pietro La Fontaine (1932) ad accettare la richiesta del sodalizio di ottenere in uso perpetuo una chiesa della città. Infatti, con decreto curiale del 4 maggio 1932, il Prelato veneziano concesse in uso all’Arciconfraternita la chiesa di S. Giacomo A.M. in Rialto, chiamata da tutti i veneziani “San Giacometo” e conosciuta come la prima chiesa costruita a Venezia.
Negli anni cinquanta, mentre iniziavano nel cimitero di S.Michele in Isola le costruzioni di grossi manufatti funerari contenenti loculi ed ossari, su terreni concessi onerosamente dal comune di Venezia, veniva però a cessare, sia per motivi economici, sia di organizzazione, l’iniziativa del trasporto dei confratelli defunti con barca propria e da allora più nessuno tentò di ripristinare tale servizio.
Le costruzioni dei manufatti in cimitero si susseguirono in più epoche fino al 1986. Da allora il Comune di Venezia non ha più concesso aree all’Arciconfraternita, anche se, forse, poteva essere un vantaggio per l’Amministrazione comunale trovare un’associazione che, oltre a pagare il prezzo per il terreno, costruisse a sue spese un manufatto funerario.
Negli anni novanta l’Arciconfraternita subì uno scossone che si rivelò come un risveglio per il Sodalizio. Essa si aprì a nuovi orizzonti, investendo questa volta i vivi. Lo Statuto fu aggiornato e modificato con aperture ad iniziative socio-assistenziali, fermi restando i fini statutari originari.
Nel 1993 fu costituita la prima sezione interna, denominata “FILO D’ARGENTO”, rivolta ad aiutare gli anziani negli ospedali, nelle RSA, nelle case di riposo e a domicilio, e a mettersi a loro disposizione per l’espletamento di pratiche burocratiche con enti pubblici.
Nel 1998 fu aperta la seconda sezione interna chiamata “ARCOBALENO”, intesa ad aiutare i bambini in particolari stati di disagio.
Queste due sezioni della Misericordia veneziana, molto sentite e conosciute dalla popolazione, hanno contribuito e contribuiscono a far apparire l’Arciconfraternita sotto un nuovo aspetto, non più identificandola come la “Confraternita dei morti”.
Nel 2000 il Sodalizio ha ottenuto in uso oneroso dal Comune di Venezia, che ne è proprietario, i locali siti al piano terra del fabbricato ove ha sede l’Arciconfraternita, a San Giacometo di Rialto, già comando dei Vigili Urbani del mercato Ortofrutticolo all’ingrosso, per dar vita ad un ambulatorio-centro di accoglienza per persone diseredate, senza fissa dimora ed extracomunitari non regolari con l’ULS, già in funzione dal 5 giugno 2001.
Alla fine dell’anno 2000 è stato peraltro ultimato nel cimitero di S.Michele, su un pezzo di terreno concesso nel lontano 1932 dal Comune di Venezia, la costruzione di due manufatti artistici, su progetto e direzione lavori dell’arch. Alessandro Del Maschio di Venezia, contenenti complessivamente 430 urne cinerarie.